Viversi dentro per esserci fuori

Psicologa-psicoterapeuta

Rimini
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LE FIABE

26.02.2016 11:37

Le favole rappresentano fin dai tempi antichi fonte di insegnamento, mezzo per tramandare le tradizioni, guida per i principi e i valori quotidiani.

Come afferma Betthleim: “le fiabe rivelano la vita umana come appare nell’intimo, ed indirizzano il bambino verso la scoperta della sua identità e della sua vocazione e gli suggeriscono le esperienze adatte alla formazione del suo carattere”.

Rielaborando quanto affermato da Bettelheim , nel “il mondo incantato”, il bambino ha nella sua mente una collezione di informazioni, emozioni, immagini che possono creare confusione e insicurezza nel bambino stesso.

Le fiabe grazie al loro tipo di svolgimento possono aiutare il bambino a chiarire e strutturare l’esperienza reale attraverso il racconto. Inoltre il bambino ha la possibilità attraverso la fiaba di esperire le situazioni per lui emotivamente difficili prendendone le dovute distanze. La favola mette in chiaro fin da subito che i personaggi sono inventati e che la storia è frutto della fantasia. In questo modo il bambino può. per esempio, osservare e dare una forma e un nome alla sua paura del buio, alla paura di essere abbandonato e la fiaba gli suggerisce una possibile alternativa, una possibilità per vivere e rimanere sano, per tirare fuori le sue risorse per sconfiggere “il Cattivo”, dentro alla paura stessa.

A volte le fiabe accentrano il potere sul personaggio principale, altre volte invece hanno la necessità di un alleato (fatina, cacciatore, principe azzurro…), un oggetto magico (bacchetta, spada o scudo magico…), per sconfiggere il cattivo.

Come afferma Zucca Stefano “ lo scopo della favola non deve essere quello di convincere il bambino a fare o non fare qualcosa, in quanto ciò creerebbe in lui confusione e disorientamento. Al contrario il bambino deve essere supportato dalla consapevolezza e da un delicato processo decisionale che lo porta a saper scegliere ragionevolmente cosa desidera fare in una situazione problematica”.

La favola quindi può essere vista come un importante strumento pedagogico, la sua dimensione deve essere rapportata all’età e allo sviluppo personale del bambino.

Personalmente ritengo che non esista una favola poco educativa, ma ritengo che esistano favole raccontate male… in modo esclusivo (sempre la stessa), favole raccontate sempre con lo stesso tipo di finale (es. solo principi azzurri al salvataggio…), raccontate in tempi sbagliati rispetto alle esigenze emotive del bambino.

Per evitare questi effetti negativi delle favole, i genitori o gli adulti significativi devono seguire le indicazioni dei bambini, anche se molto piccoli, e soprattutto allargare l’offerta delle fiabe. Sempre rispettando i tempi del bambino :i bambini non amano cambiare spesso, ma è importante offrirgli le alternative alla favola preferita del momento, tutti i giorni, sceglieranno un’altra favola quando saranno pronti.

Sempre citando Zucca , poiché “il rapporto tra interesse emotivo della favola e struttura della propria personalità è possibile e può avere un significato” …la favola può essere usata anche come strumento conoscitivo del bambino e anche di se stessi:

qual è la vostra favola preferita? Qual è il personaggio che preferite? Che ruolo ha? E’ una vittima dei cattivi? E’ il salvatore della situazione? Ha lui il potere? Ha un alleato?....

Divertitevi a fare il parallelismo con la vostra personalità e con la vostra vita…ATTENZIONE….questo non vuol dire che se il vostro personaggio preferito è la Bella addormentata nel bosco allora siete destinati ad aspettare il principe azzurro in modo passivo tutta la vita…ma può significare che in un certo periodo della vostra vita vi siete identificati in questo ruolo e ancora oggi ne conservate delle tracce.